Summer of love and Ichnusa

“Proseguirono a sud, lungo la costa, cacciando, pescando, nuotando e comprando cavalli. Ora Billy si serviva dei vapori per inoltrare le sue bestie a destinazione. Così attraversarono le contee di Del Norte, di Humboldt, di Mendocino, di Sonoma – contee più vaste di molti Stati dell’Est – calpestando il suolo di foreste gigantesche, pescando in innumerevoli acque ricche di trote, e attraversando altrettante floridissime valli. E dovunque, Saxon cercava la sua Valle della Luna. Talvolta, quando tutto sembrava perfetto, ella trovava che la strada ferrata era troppo lontana, o che vi erano solo madroños e manzanitas, o che vi era troppa nebbia”. La valle della luna, J. London (1913)

La terra dei sogni di Jack London esiste, si trova in Gallura, affacciata sulle Bocche di Bonifacio, e ospita l’ultima comunità hippie d’Italia, che vive tutto l’anno all’interno di rocce granitiche e grotte (tafoni). Un luogo dove non c’è bisogno di misurare il tempo.

Colombre di Dino Buzzati

[…] «Eccomi a te, finalmente» disse Stefano. « Adesso, a noi due! » E, raccogliendo le superstiti energie, alzò l’arpione per colpire. «Uh» mugolò con voce supplichevole il colombre «che lunga strada per trovarti. Anch’io sono distrutto dalla fatica. Quanto mi hai fatto nuotare. E tu fuggivi, fuggivi. E non hai mai capito niente» «Perché?» fece Stefano, punto sul vivo. «Perché non ti ho inseguito attraverso il mondo per divorarti, come pensavi. Dal re del mare avevo avuto soltanto l’incarico di consegnarti questo». E lo squalo trasse fuori la lingua, porgendo al vecchio capitano una piccola sfera fosforescente. Stefano la prese fra le dita e guardò. Era una perla di grandezza spropositata. E lui riconobbe la famosa Perla del Mare che dà, a chi la possiede, fortuna, potenza, amore, e pace dell’animo. Ma era ormai troppo tardi.«Ahimè!» disse scuotendo tristemente il capo.«Come è tutto sbagliato. Io sono riuscito a dannare la mia esistenza: e ho rovinato la tua». « Addio, pover’uomo » rispose il colombre. E sprofondò nelle acque nere per sempre. Due mesi dopo, spinto dalla risacca, un barchino approdò a una dirupata scogliera. Fu avvistato da alcuni pescatori che, incuriositi, si avvicinarono. Sul barchino, ancora seduto, stava un bianco scheletro: e fra le ossicine delle dita stringeva un piccolo sasso rotondo.Il colombre è un pesce di grandi dimensioni, spaventoso a vedersi, estremamente raro. A seconda dei mari, e delle genti che ne abitano le rive, viene anche chiamato kolomber, kahloubrha, kalonga, kalu-balu, chalung-gra. I naturalisti stranamente loignorano. Qualcuno perfino sostiene che non esiste.

Senza-volto, “mostro” ne La Citta incantata di H. Miyazaki

Bias

Egli m’ha vilipeso in tutti i modi, e una volta m’ha impedito di concludere un affare per un milione.

Ha goduto per le mie perdite e ha dileggiato i miei guadagni, ha disprezzato la mia razza, ha intralciato i miei buoni affari, ha allontanato da me i miei buoni amici e mi ha aizzato contro i nemici!

E tutto questo per quale ragione? Perché sono ebreo! E dunque?

Non ha forse occhi un ebreo? Non ha mani, organi, membra, sensi, affetti e passioni?Non si nutre egli forse dello stesso cibo di cui si nutre un cristiano?

Non viene ferito forse dalle stesse armi?Non è soggetto alle sue stesse malattie?Non è curato e guarito dagli stessi rimedi?E non è infine scaldato e raggelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate che un cristiano?Se ci pungete non versiamo sangue, forse?E se ci fate il solletico non ci mettiamo forse a ridere?Se ci avvelenate, non moriamo?E se ci usate torto non cercheremo di rifarci con la vendetta?

Se siamo uguali a voi in tutto il resto, dovremo rassomigliarvi anche in questo.

Se un ebreo fa un torto a un cristiano, a che si riduce la mansuetudine di costui? Nella vendetta. E se un cristiano fa un torto a un ebreo quale esempio di sopportazione gli offre il cristiano? La vendetta.

La stessa malvagità che voi ci insegnate sarà da me praticata, e non sarà certo difficile che io riesca persino ad andare oltre l’insegnamento.

Shylock, Il Mercante di Venezia, W. Shakespeare, atto I scena III.

Perdersi tra i bamboo

Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, Fontanellato – Parma

Ho scordato gli uomini che fui; seguo l’odiato
sentiero di monotone pareti
ch’è il mio destino. Dritte gallerie
che si curvano in circoli segreti,
passati che sian gli anni. Parapetti
in cui l’uso dei giorni ha aperto crepe.
Nella pallida polvere decifro
orme temute.

Tratto dalla poesia Il labirinto di J.L. Borges

Romeo + Tisbe: Ovidio, Dire Straits e Luhrmann

Nelle Metamorfosi Ovidio racconta l’amore, contrastato dai parenti, di Piramo e Tisbe. I due, vicini di casa, erano costretti a parlarsi attraverso una crepa nel muro che separava le loro abitazioni. Questa difficile situazione li indusse a programmare una fuga d’amore. Nel luogo dell’appuntamento, che era vicino ad un gelso. Tisbe, arrivata per prima, incontra una leonessa dalla quale si mette in salvo perdendo un velo, che viene però stracciato e macchiato di sangue dalla belva stessa. Piramo trova il velo dell’amata macchiato di sangue e, credendola morta, si suicida trafiggendosi con una spada. Sopraggiunge Tisbe che lo trova in fin di vita e, mentre tenta di rianimarlo, gli sussurra il proprio nome. Piramo riapre gli occhi e riesce a guardarla prima di morire. Per il grande dolore, anche Tisbe si lancia sulla spada dell’amato sotto il gelso. Gli Dei, nell’assistere alla scena, hanno pietà per le preghiere di Tisbe e trasformano i frutti del gelso, sporchi del sangue dei due amanti, in color vermiglio.