Colombre di Dino Buzzati

[…] «Eccomi a te, finalmente» disse Stefano. « Adesso, a noi due! » E, raccogliendo le superstiti energie, alzò l’arpione per colpire. «Uh» mugolò con voce supplichevole il colombre «che lunga strada per trovarti. Anch’io sono distrutto dalla fatica. Quanto mi hai fatto nuotare. E tu fuggivi, fuggivi. E non hai mai capito niente» «Perché?» fece Stefano, punto sul vivo. «Perché non ti ho inseguito attraverso il mondo per divorarti, come pensavi. Dal re del mare avevo avuto soltanto l’incarico di consegnarti questo». E lo squalo trasse fuori la lingua, porgendo al vecchio capitano una piccola sfera fosforescente. Stefano la prese fra le dita e guardò. Era una perla di grandezza spropositata. E lui riconobbe la famosa Perla del Mare che dà, a chi la possiede, fortuna, potenza, amore, e pace dell’animo. Ma era ormai troppo tardi.«Ahimè!» disse scuotendo tristemente il capo.«Come è tutto sbagliato. Io sono riuscito a dannare la mia esistenza: e ho rovinato la tua». « Addio, pover’uomo » rispose il colombre. E sprofondò nelle acque nere per sempre. Due mesi dopo, spinto dalla risacca, un barchino approdò a una dirupata scogliera. Fu avvistato da alcuni pescatori che, incuriositi, si avvicinarono. Sul barchino, ancora seduto, stava un bianco scheletro: e fra le ossicine delle dita stringeva un piccolo sasso rotondo.Il colombre è un pesce di grandi dimensioni, spaventoso a vedersi, estremamente raro. A seconda dei mari, e delle genti che ne abitano le rive, viene anche chiamato kolomber, kahloubrha, kalonga, kalu-balu, chalung-gra. I naturalisti stranamente loignorano. Qualcuno perfino sostiene che non esiste.

Senza-volto, “mostro” ne La Citta incantata di H. Miyazaki

Romeo + Tisbe: Ovidio, Dire Straits e Luhrmann

Nelle Metamorfosi Ovidio racconta l’amore, contrastato dai parenti, di Piramo e Tisbe. I due, vicini di casa, erano costretti a parlarsi attraverso una crepa nel muro che separava le loro abitazioni. Questa difficile situazione li indusse a programmare una fuga d’amore. Nel luogo dell’appuntamento, che era vicino ad un gelso. Tisbe, arrivata per prima, incontra una leonessa dalla quale si mette in salvo perdendo un velo, che viene però stracciato e macchiato di sangue dalla belva stessa. Piramo trova il velo dell’amata macchiato di sangue e, credendola morta, si suicida trafiggendosi con una spada. Sopraggiunge Tisbe che lo trova in fin di vita e, mentre tenta di rianimarlo, gli sussurra il proprio nome. Piramo riapre gli occhi e riesce a guardarla prima di morire. Per il grande dolore, anche Tisbe si lancia sulla spada dell’amato sotto il gelso. Gli Dei, nell’assistere alla scena, hanno pietà per le preghiere di Tisbe e trasformano i frutti del gelso, sporchi del sangue dei due amanti, in color vermiglio.