Bias

Egli m’ha vilipeso in tutti i modi, e una volta m’ha impedito di concludere un affare per un milione.

Ha goduto per le mie perdite e ha dileggiato i miei guadagni, ha disprezzato la mia razza, ha intralciato i miei buoni affari, ha allontanato da me i miei buoni amici e mi ha aizzato contro i nemici!

E tutto questo per quale ragione? Perché sono ebreo! E dunque?

Non ha forse occhi un ebreo? Non ha mani, organi, membra, sensi, affetti e passioni?Non si nutre egli forse dello stesso cibo di cui si nutre un cristiano?

Non viene ferito forse dalle stesse armi?Non è soggetto alle sue stesse malattie?Non è curato e guarito dagli stessi rimedi?E non è infine scaldato e raggelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate che un cristiano?Se ci pungete non versiamo sangue, forse?E se ci fate il solletico non ci mettiamo forse a ridere?Se ci avvelenate, non moriamo?E se ci usate torto non cercheremo di rifarci con la vendetta?

Se siamo uguali a voi in tutto il resto, dovremo rassomigliarvi anche in questo.

Se un ebreo fa un torto a un cristiano, a che si riduce la mansuetudine di costui? Nella vendetta. E se un cristiano fa un torto a un ebreo quale esempio di sopportazione gli offre il cristiano? La vendetta.

La stessa malvagità che voi ci insegnate sarà da me praticata, e non sarà certo difficile che io riesca persino ad andare oltre l’insegnamento.

Shylock, Il Mercante di Venezia, W. Shakespeare, atto I scena III.

Romeo + Tisbe: Ovidio, Dire Straits e Luhrmann

Nelle Metamorfosi Ovidio racconta l’amore, contrastato dai parenti, di Piramo e Tisbe. I due, vicini di casa, erano costretti a parlarsi attraverso una crepa nel muro che separava le loro abitazioni. Questa difficile situazione li indusse a programmare una fuga d’amore. Nel luogo dell’appuntamento, che era vicino ad un gelso. Tisbe, arrivata per prima, incontra una leonessa dalla quale si mette in salvo perdendo un velo, che viene però stracciato e macchiato di sangue dalla belva stessa. Piramo trova il velo dell’amata macchiato di sangue e, credendola morta, si suicida trafiggendosi con una spada. Sopraggiunge Tisbe che lo trova in fin di vita e, mentre tenta di rianimarlo, gli sussurra il proprio nome. Piramo riapre gli occhi e riesce a guardarla prima di morire. Per il grande dolore, anche Tisbe si lancia sulla spada dell’amato sotto il gelso. Gli Dei, nell’assistere alla scena, hanno pietà per le preghiere di Tisbe e trasformano i frutti del gelso, sporchi del sangue dei due amanti, in color vermiglio.