Susanna e i Weinstein

Susanna e i vecchioni, Tintoretto (1557)

Susanna, una giovane donna molto bella e pia, viene concupita da due vecchi che frequentano la casa di suo marito e riescono a introdursi nel suo giardino sorprendendola mentre fa il bagno. Costoro erano stati eletti giudici dalla comunità ebraica esule a Babilonia e, infiammati di lussuria, minacciano di accusarla di averla sorpresa con un giovane amante se non si concede a loro. Al rifiuto di Susanna l’accusano pubblicamente di adulterio. Portata davanti al tribunale viene riconosciuta colpevole e condannata a morte mediante lapidazione, ma a questo punto si fa avanti il profeta Daniele, che interroga personalmente i due calunniatori e ne fa emergere l’inganno. La reputazione di Susanna viene restituita all’onore e la fama di Daniele cresce fra il popolo.

Summer of love and Ichnusa

“Proseguirono a sud, lungo la costa, cacciando, pescando, nuotando e comprando cavalli. Ora Billy si serviva dei vapori per inoltrare le sue bestie a destinazione. Così attraversarono le contee di Del Norte, di Humboldt, di Mendocino, di Sonoma – contee più vaste di molti Stati dell’Est – calpestando il suolo di foreste gigantesche, pescando in innumerevoli acque ricche di trote, e attraversando altrettante floridissime valli. E dovunque, Saxon cercava la sua Valle della Luna. Talvolta, quando tutto sembrava perfetto, ella trovava che la strada ferrata era troppo lontana, o che vi erano solo madroños e manzanitas, o che vi era troppa nebbia”. La valle della luna, J. London (1913)

La terra dei sogni di Jack London esiste, si trova in Gallura, affacciata sulle Bocche di Bonifacio, e ospita l’ultima comunità hippie d’Italia, che vive tutto l’anno all’interno di rocce granitiche e grotte (tafoni). Un luogo dove non c’è bisogno di misurare il tempo.

Colombre di Dino Buzzati

[…] «Eccomi a te, finalmente» disse Stefano. « Adesso, a noi due! » E, raccogliendo le superstiti energie, alzò l’arpione per colpire. «Uh» mugolò con voce supplichevole il colombre «che lunga strada per trovarti. Anch’io sono distrutto dalla fatica. Quanto mi hai fatto nuotare. E tu fuggivi, fuggivi. E non hai mai capito niente» «Perché?» fece Stefano, punto sul vivo. «Perché non ti ho inseguito attraverso il mondo per divorarti, come pensavi. Dal re del mare avevo avuto soltanto l’incarico di consegnarti questo». E lo squalo trasse fuori la lingua, porgendo al vecchio capitano una piccola sfera fosforescente. Stefano la prese fra le dita e guardò. Era una perla di grandezza spropositata. E lui riconobbe la famosa Perla del Mare che dà, a chi la possiede, fortuna, potenza, amore, e pace dell’animo. Ma era ormai troppo tardi.«Ahimè!» disse scuotendo tristemente il capo.«Come è tutto sbagliato. Io sono riuscito a dannare la mia esistenza: e ho rovinato la tua». « Addio, pover’uomo » rispose il colombre. E sprofondò nelle acque nere per sempre. Due mesi dopo, spinto dalla risacca, un barchino approdò a una dirupata scogliera. Fu avvistato da alcuni pescatori che, incuriositi, si avvicinarono. Sul barchino, ancora seduto, stava un bianco scheletro: e fra le ossicine delle dita stringeva un piccolo sasso rotondo.Il colombre è un pesce di grandi dimensioni, spaventoso a vedersi, estremamente raro. A seconda dei mari, e delle genti che ne abitano le rive, viene anche chiamato kolomber, kahloubrha, kalonga, kalu-balu, chalung-gra. I naturalisti stranamente loignorano. Qualcuno perfino sostiene che non esiste.

Senza-volto, “mostro” ne La Citta incantata di H. Miyazaki

How to kill my mother with a ballpoint pen. Or not.

Nel 1991 uno studente olandese va a pranzo dalla madre, come tutte le domeniche. Trova però la donna a terra, priva di vita.

L’autopsia conferma che la morte della donna è stata provocata da una comune penna a sfera, penetrata nell’orbita perforando l’occhio e attraversando l’encefalo sino al lobo posteriore sinistro. La penna risulta intatta.

Come può essere successo? La polizia pensa a un omicidio, il caso viene suggestivamente appellato come «il delitto della penna a sfera» e le indagini sono indirizzate soprattutto nei confronti dei familiari della donna, senza però alcun esito concreto.

Dopo cinque anni, il portiere di un campus universitario ricorda di alcuni studenti che conversavano di un delitto perfetto. Per realizzarlo si poteva usare una balestra ed una penna a sfera in luogo del dardo. Tra i ragazzi c’era anche il figlio della donna uccisa.

Per la polizia la conferma “definitiva” giunge dalla psicologa che seguiva il giovane: quest’ultimo le aveva confessato di aver ucciso la madre con la penna a sfera. Il ragazzo viene quindi processato nell’ottobre 1995 e condannato a 12 anni di carcere. Ma c’è un colpo di scena.

Sul caso indaga anche gruppo di medici legali olandesi, con una serie di esperimenti mediante crani di maiali. Con diverse balestre lanciano penne a sfera come dardi, per poi misurarne i risultati. In tutti i casi, una volta colpito il bersaglio e penetrata nell’orbita, la cannuccia della penna si blocca per attrito, e il refill si sfila di qualche centimetro proseguendo per inerzia la sua corsa.

Ma nel caso della donna trovata morta nel maggio 1991 la penna penetrata nel cranio ha il refill ben contenuto dalla cannuccia. Significa che la penna non può essere stata lanciata da una balestra.
Il ragazzo ha mentito, evidentemente per una patologia psichiatrica che lo rende instabile e capace di autoaccusarsi di fatti non commessi.

Nel gennaio 1996 il giovane  viene prosciolto, il processo si conclude e torna a farsi strada l’ipotesi dell’incidente casuale.

tratto da How to Kill with a Ballpoint: Credibility in Dutch Forensic Science, Roland Bal, 2005 

G. Courbet, Autoritratto o uomo disperato (circa 1843)