Spighe e ceci

Lo shibboleth (dall’ebraico spiga, ma anche fiume) indica una parola che serve a comprovare l’appartenenza a un gruppo linguistico: è di solito una parola molto difficile da pronunciare per chiunque parli una lingua diversa, ed è quindi utilizzata per separare gli “stranieri” da coloro che invece appartengono al gruppo (linguistico).

L’origine di questo passe-partout è spietata.

Uno shibboleth fu usato per la prima volta nel biblico Libro dei Giudici: sconfitti dagli abitanti di Galaad, gli efraimiti tentarono di attraversare il fiume Giordano per mettersi in salvo. Per scovarli, i gaaladiti costrinsero chiunque gli si parasse davanti a a pronunciare la parola Shibboleth, e che gli efraimiti pronunciavano con il suono [s] iniziale, invece che con [ʃ]. Se la persona fermata diceva “sibboleth” anzichè “scibboleth”, allora si trattava di un efraimita, e andava ucciso.

La storia annovera moltissimi casi di shibboleth: i ciciri, ceci in siciliano, durante i Vespri Siciliani del 1282; perejil, prezzemolo in spagnolo, nella Repubblica Dominicana del dittatore Trujillo nel 1937; lollapalooza, richiesta dagli statunitensi ai giapponesi, nella seconda Guerra Mondiale.